Femminicidio: riflessioni sulle relazioni di coppia

Il 25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle le donne, ha ricordato a tutti che il femminicidio è un fenomeno mondiale di cui bisogna costantemente occuparsene su tutti i fronti.

Come cittadini e come esseri umani, la violenza perpetrata nelle mura domestiche, cioè nel cuore di una collettività, riguarda tutti. Quando si consuma una tragedia possiamo pensare che un po’ di umanità muore.

Dalla cronaca, dai casi clinici e giudiziari, dalla storia di queste coppie c’è sempre un lungo tempo di esasperante maltrattamento psicologico.

Se proviamo ad andare a monte, cioè molto prima della tragedia, prima della vita di coppia, prima della nascita dei figli, all’origine della loro relazione e alle sue caratteristiche, potremo individuare aspetti su cui riflettere profondamente.

Vorrei riuscire a trasmettere come il femminicidio e alcune delle sue cause scatenanti ci invitano a riflettere sulle nostre relazioni di coppia e a diventare più consapevoli sul tipo di rapporto che costruiamo giorno dopo giorno, verso la felicità o l’infelicità?

Francesco Alberoni, studioso dei movimenti collettivi e dei sentimenti umani, concepisce il femminicidio  come:[1] “L’atto terminale di una catastrofe sociale in cui giocano anche l’umiliazione, sentirsi disprezzati  dalla società, un desiderio di possesso frustrato, una volontà di vendetta covata per anni e anche fantasie distruttive di distruggere tutto”. Uccidere diviene il gesto finale di un lungo periodo di maltrattamenti  reciproci caratterizzati dall’umiliazione, dal rifiuto, dalla denigrazione, dal disprezzo, dall’insulto.

Queste forme di stare insieme quando predominano, distruggono la coppia e fanno a brandelli i partner. Ci sono moltissimi psicoterapeuti che dedicano tutta una vita di studi e di pratica clinica per scandagliare cosa rende una coppia durevole e felice e cosa invece la rovina fino a conseguenze gravissime.

Una vita di coppia include necessariamente sapere o imparare a litigare, a discutere, a confrontarsi, a mettersi d’accordo, a perdonare e a chiedere scusa vicendevolmente.

[2]Julie Schwartz Gottman e Jhon M. Gottman,[3]studiosi della terapia di coppia, ci insegnano che ci sono fattori predittivi della fine di una relazione, chiamati “ I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse “ in quanto portatori di rovina.

Essi sono: le critiche di disvalore e distruttive; il disprezzo che umilia; il ritirarsi fino a costruire un muro di incomunicabilità, l’ostruzionismo con il silenzio e con l’indifferenza totale.

Nelle relazioni di coppia ci sono tutti questi quattro cavalieri. Dai loro studi le coppie felici e abili nella cura della relazione, sono capaci di riparare e, quando sono in conflitto, riescono ad esprimere comprensione, a sorridere, a trovare qualcosa che sdrammatizzi. Nelle storie di femminicidio e nella violenza domestica, i cavalieri rinvigoriscono ogni giorno.

Sapere cosa può distruggere la coppia, cosa la rende felice e stabile può aiutarci nelle nostre ed avere elementi che ci orientano preventivamente su quale strada potremmo prendere insieme al nostro/a partner e, se è quella che vogliamo entrambi.

Le famiglie sacrificate e le donne uccise non possono essere morte per nulla ! Non aspettiamo il prossimo 25 Novembre per ricordarcelo.

 

[1]  Amore mio come sei cambiato (F. Alberoni, 2019)

[2] Dieci principi per una terapia di coppia efficace (Julie Schwartz Gottman e John M. Gottman, 2017)

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