Le trappole del tabù
Si vive con l’assurda convinzione che perdere la salute capiti agli altri.
Quando un membro della famiglia si ammala tutti si sentono catapultati in una terra sconosciuta e minacciosa. La vita immediatamente cambia: si perde la quotidianità, si interrompe la progettualità, si sconvolge l’organizzazione e la comunicazione tra i suoi membri. L’ansia, la paura, la rabbia, l’impotenza, l’insicurezza diventano sentimenti predominanti. Si può dire che una sofferenza globale si instaura.
A causa del tabù, molte persone colpite da una malattia grave, fisica o psichica, decidono di non farlo sapere e si isolano dal mondo. Se i malati “nascondono” la loro condizione è perché sanno che nel ambiente lavorativo e sociale di riferimento si inizierebbe a pensare cosa fare di loro, come e quando sostituirli; si penserebbe alle difficoltà che tale condizione genererebbe. Per i valori attuali e per come viviamo, di corsa e alla ricerca di successo, essere malati fa sentire di essere un peso, diventare inutile, creare ostacoli. L’infermità cancella ogni ruolo famigliare e sociale.
Tante persone famose, affette da sindromi psichici o fisici, quando riescono ad includerli nella propria vita, lo fanno sapere e rompono il tabù. Non solo fa bene a loro, ma anche alla società, a chi sta bene e a chi no.
Per esempio, Lady Gaga non è solo una dea per i suoi fans, è una donna che dà voce alle sue sofferenze, dà conforto e lo chiede nei momenti duri; così, la sua vulnerabilità si trasforma in un senso di appartenenza e di preziosa vicinanza. “I segreti possono farti ammalare, fuori c’è tanto aiuto. Se parli di qualcosa, quella inizia già a farti meno paura. Spero che le persone che lottano contro il dolore cronico sappiano di non essere da sole”.
Nessuno la considera una malata e così sarebbe auspicabile lo fosse per tutti.
Anni fa, una paziente mi chiese di aiutarla a lasciare una testimonianza. Come altri, anche lei desiderava dare un senso a tutta la sofferenza inutile patita a causa delle conseguenze del tabù. I suoi consigli: “ Il cancro lo vivo, non l’accetto, non tutti ne parlano di questo male. Io l’ho detto a tutti e mi sentivo sollevata. E’ importante nella famiglia essere aperti, tutti informati.”
Anche lei invita fortemente ad aprirsi e a chiedere aiuto senza paura per non ridursi a una malattia.
E’ evidente come il tabù complichi tutte le vie della imprescindibile e importantissima comunicazione nel suo significato di “mettere in comune”.
Il disagio a parlarne apertamente è tangibile negli stessi luoghi di cura. La considerazione e la presa in carico delle dimensioni psicosociali, purtroppo non sono scontate come invece lo sono le terapie farmacologiche. Se si incontrasse un personale preparato alla cura globale della persona, la sofferenza diminuirebbe, assumerebbe il suo valore sociale e il tabù inizierebbe ad essere superato.
Dunque, è importante umanizzare le nostre relazioni, superare i pregiudizi; informarsi, chiedere e dare aiuto su tutti i fronti per rompere il tabù e non cadere nelle sue trappole.
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