Piove sempre sul bagnato: malattia e povertà
Quali sono le condizioni familiari e sociali imprescindibili affinché i figli, se un genitore si ammala gravemente, possano essere resi partecipi con amore, senza traumi e senza una profonda angoscia?
Una società che risuoni con la fragilità dell’altro e una famiglia “sufficientemente sicura”. Entrambi purtroppo sono sempre più rare.
Della prima ve ne ho parlato in tutti gli articoli precedenti. Per la seconda intendo un tipo di nucleo familiare in cui i genitori possano avere, sia il prezioso tempo per stare con i loro figli e crescerli, sia un lavoro con entrate economiche necessarie per una sicurezza di base essenziale al loro sviluppo fisico, affettivo, intellettuale, culturale e sociale.
Dai dati ISTAT 2019 una famiglia “sufficientemente sicura” oggi è negata a 1,2 milioni di minori che vivono in stato povertà: economica, educativa e culturale.
Pensiamo agli operai della Whirlpoll, da mesi vivono con la minaccia di perdere il lavoro e con esso tutta una vita. Infatti, queste persone sono travolte dalla paura di non poter garantire a se stessi e ai loro figli un tenore dignitoso e per molti significa diventare poveri.
Sottomessi dall’angoscia per un lungo periodo, non è raro ammalarsi e in modo grave. Dietro l’angolo ci sono la depressione, l’uso di sostanze, le malattie immunitarie. In questo contesto sono sempre i figli. A pagare il prezzo più caro.
Dunque, come si suole dire “piove sempre sul bagnato”. Le famiglie italiane che si trovano in condizioni socioeconomiche drammatiche sono le più a rischio di essere colpite da sindromi gravi ed invalidanti. Allora, se in questi nuclei familiari, capita o c’è già un genitore malato, cosa può processare un minore? In tali condizioni come fanno i genitori ad affrontare da soli tutti i cambiamenti e tutte le perdite e mantenere un equilibrio psichico con i figli? E’ impossibile.
A un bimbo di dieci anni cosa gli accadrà se ascolta la sua mamma lamentarsi dai dolori; se lei non riesce più ad aiutarlo nei compiti o a portarlo a scuola; se spesso è ricoverata o depressa ; se il padre lavora lontano o diventa disoccupato, un alcolista; se non ci sono altri familiari o presenze rassicuranti; se la scuola disconosce la situazione?
Accade che il figlio si prenda molta cura del genitore malato e se nessuno lo protegge e lo conforta, è sovraesposto e sovraccaricato. In queste circostanze al bambino si chiede troppo e dovrà imparare a dare troppo di sé. I bambini incredibilmente ci riescono benissimo!
Tutto il disagio e il dolore emergono anni dopo. Nella pratica clinica resto sempre toccata da ragazze o ragazzi che hanno avuto un’esperienza simile da bambini, divenuti giovani super autonomi vogliono comprendere e superare l’improvvisa ansia che sentono irrompere nel loro corpo.
Il corpo è la casa in cui abitiamo, ha la memoria, sente e custodisce tutto. E’ anche grazie ad esso che il dolore trattenuto o inglobato si fa sentire quando giunge il tempo maturo per essere elaborato.
Navigare sulle tematiche della malattia grave in una famiglia ci permette di comprendere l’indissolubile interrelazione tra il malessere personale e quello familiare e sociale.
Spero di riuscire a mettere in luce come l’equilibrio psicofisico sia strettamente relazionato ai valori e alle condizioni sociali, educative, economiche della società di appartenenza.
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