PSICOTERAPIA DELLA GESTALT
La psicoterapia della Gestalt è nata negli anni cinquanta del XX secolo da due psicoanalisti, Frederick e Laura Perls. Essi seppero soffermarsi sull’evidenza che la società del dopoguerra e l’uomo, che la rappresentava e la costituiva, erano cambiati radicalmente. Infatti, al posto del bisogno di appartenenza a una comunità nascevano i bisogni dell’autonomia e dell’autorealizzazione.
Finita la seconda guerra mondiale c’era tutto da ricostruire, il futuro era pieno di possibilità, si tornava a vivere. La ribellione all’autoritarismo, all’educazione patriarcale e fortemente religiosa erano l’espressione di una vitalità che aveva bisogno di esprimersi, di una sete di libertà dopo i regimi fortemente oppressivi. Furono gli anni dei movimenti giovanili che misero tutto in discussione, anni di fermento.
I padri della Gestalt partirono dai nuovi comportamenti e iniziarono a comprenderli come un processo di “masticazione” dei valori e dei dettami educativi e sociali.
Nel loro testo: “ L’IO, LA FAME, L’AGRESSIVITA’” ci sono i fondamenti teorici dell’approccio gestaltico.
- L’aggressività è concepita nella sua valenza positiva e relazionale ed è esplicitata nel processo fisiologico della masticazione.
I denti sono necessari per frantumare il cibo che non si può sempre ingoiare intero; masticare implica aggredirlo per trasformarlo in nutrimento. La forza dell’IO si esplica nella fiducia dell’uomo che sa mangiare ciò di cui ha bisogno, che trova, prende, frantuma e trasforma il cibo per alimentarsi senza farsi danno; che assapora e assimila il nutrimento per trasformarlo in energia creativa.
- Si fanno strada i concetti di unità corpo-mente, dell’autoregolazione, sia organica che psicologica, e dell’espressione non verbale.
- L’uomo che non incontra nel suo ambiente un’accoglienza, un rapporto nutriente che favorisca l’evoluzione, l’equilibrio e il senso dell’appartenenza, finisce per sviluppare una sofferenza psicologica.
Dalle sue origini ad oggi la Gestalt è stata molto sensibile ai cambiamenti sociali e alle caratteristiche relazionali che essa sviluppa. Ogni società produce determinate personalità e specifiche sofferenze psichiche.
Le psicopatologie sono concepite come adattamenti creativi per riuscire a vivere in condizioni difficoltose.
- i legami forti e l’appartenenza sono in estinzione e purtroppo senza di essi è impossibile costruire un’identità propria (attacchi di panico, disturbi del Sé)
- i vincoli affettivi si percepiscono più come delimitazioni all’autorealizzazione (narcisismo)
- l’assenza improvvisa dell’altro (depressione)
- la confusione nei rapporti (borderline)
L’uomo è un essere sempre in relazione con tutto ciò che lo circonda. Lo spartiacque tra benessere e malessere si metabolizza nel “tra”, cioè nel rapporto tra l’organismo e il suo ambiente.
La Gestalt ha sviluppato un modello relazionale di cura. Ciò che importa sono i processi che si muovono nel tempo degli incontri terapeutici, la fiducia in essi, il loro sostegno.
- E’ una psicoterapia del “sentire” attraverso l’ascolto del terapeuta con tutti i suoi sensi, per cogliere i micro cambiamenti che avvengono nella relazione. Il focus è sui vissuti relazionali del paziente, che il terapeuta percepisce nell’incontro con lui, ascoltando cosa sente nel qui e ora.
Lo psicoterapeuta della Gestalt è in formazione continua attraverso un processo di sviluppo basato su:
- gli apporti scientifici della psicologia dello sviluppo
- le scoperte delle neuroscienze dei neuroni a specchio e dell’origine relazionale della mente
- l’approccio filosofico e scientifico fenomenologico
- il confronto attivo con i colleghi di altri approcci psicoterapeutici
- l’evoluzione continua della teoria
- gli apporti della sociologia, della psicologia sociale contemporanea e dell’arte
tutti elementi attivi quando è con il paziente.